PAOLO MADEDDU | Things ain’t What They Used To Be

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Paolo Madeddu Faccio interviste e scrivo articoli che parlano di musica per certi giornali. E non vi dico altro, perché quelli che nelle bio mettono roba tipo bevo il té coi digestive – ho due gatti chiacchieroni – sono juvenmilaniterista da sempre, dovrebbero ammalarsi.

La faccenda delle cassette iniziò a sfuggirmi di mano quando decisi di farne una con i dischi jazz di mio padre. Ok, a metà anni 80 c’era un recupero fighettoso di atmosfere jazzy (genere schifato persino dagli hipster). Sapete, Joe Jackson, Sade, Matt Bianco, Carmel, Sting e i tartarughi. Però a me del jazz non fregava tanto. Ero un ragazzino degli anni 80, Duran e Depeche, Simple Minds e il Gabriel del terzo disco, la faccia sciolta. Però le cassette erano una sfida, ero tenuto a partorire encicliche su ogni genere: era il tristo germe del critico musicale che germinava. Aprii il lato A a testa bassa: Duke Ellington, Take the A train (il pezzo dei cinetrailer). E poi Billie Holiday, Louis Armstrong, Glenn Miller (cuoricino, qui), Coltrane e Mezz Mezzrow, il nome meno ovvio. Coltrane non sarà stato contento di stare vicino a Glenn Miller, ma non ero un purista nemmeno allora. Il lato B era meno canzoniero e più cinematico: la Rapsodia in Blu di Gershwin, Fontessa del Modern Jazz Quartet, Odwalla dell’Art Ensemble of Chicago. Chiusura con Blue Moon anticipando Woody Allen. Al tutto diedi un titolo arguto: Things ain’t What They Used To Be (da Ellington). L’avrò sentita 6 volte. Però no, il momento in cui la faccenda delle cassette mi sfuggì davvero fu quando ne feci una con gli artisti che avevano più volte preso parte alle mie cassette. Solo pezzi live, come fossi il promoter di un grande Tape Aid. Aprivano i Rolling Stones. Chiudevano i Guns’n’Roses. Che deficiente.

La canzone che dà il titolo al mixtape non è di Duke Ellington ma del figlio Mercer. Il brano fu usato dal padre perché ai tempi di uno sciopero contro l’American Society of Composers, Authors and Publishers, di cui era membro, le sue canzoni non potevano essere trasmesse alla radio.

Life is bare, gloom and mis’ry everywhere
Stormy weather